Per una serie di coincidenze la sveglia suona alle 5:45 del 26 Gennaio 2011.
Il telefono di Luana implacabile squilla, suo fratello sta arrivando per accompagnarci in aeroporto e così alle sette in punto siamo già a Fiumicino a gustarci un the caldo, nell’attesa che arrivi il resto del gruppo: c’è un’ aria strana, non sappiamo bene cosa ci aspetta da questo viaggio in India e abbiamo voglia di condividere l’attesa con gli altri.
Alle nove finalmente arrivano Claudio, Anna e Simona accompagnati da un’infinità di bagagli. Ci avviciniamo al banco del check in e ci affidiamo alla bontà delle hostess per tutte queste valigie: non si tratta di bagagli tal quali, le borse sono piene di cose da portare ai bambini di Claudio, per ora chiamiamo così questo popolo di persone che aspetta il nostro arrivo. Check – in fatto, ci avviamo all’imbarco, ognuno fa le ultime telefonate per salutare prima della partenza e…
tutto ok, cominciamo a rilassarci, ci avviciniamo ad una libreria…il viaggio sarà lungo, meglio essere attrezzati per la lettura, ci fermiamo al bar, davanti al nostro gate e tra una fetta di crostata e un’altra, cominciamo finalmente a conoscerci davvero: domande , curiosità, punti forti e deboli di ognuno di noi diventeranno parte integrante del nostro viaggio. Ci imbarchiamo su un volo Kuwait Airways, che da Roma ci porterà a Kuwait City, dove prenderemo la coincidenza per Trivandrum. Nessuna di noi ragazze è mai stata in India, Claudio ci torna ormai due volte all’anno da tredici anni, da quando ha scelto di fare dell’Ayurveda l’essenza della sua vita e della sua attività: è un’ottima guida, ci spiega tutto con calma, ci rassicura, ci dà indicazioni su come vestirci, su cosa mangiare, una lonely planet parlante!
L’aeroporto di Kuwait City è molto bello e molto “variopinto”, dà l’idea di un crocevia di popoli diversi. Dopo due ore circa ci imbarchiamo sulla nostra coincidenza, che è veramente strapiena di Indiani. Cena e poi nanna, è ormai notte fonda e il sonno prende il sopravvento. Ci svegliano le luci della prima colazione, sono le 4 circa ora locale, tra un’ora comincia l’atterraggio sull’aeroporto di Trivandrum, nell’aria c’è ancora odore del pollo al curry e qualcosa’altro servito a cena…insomma l’India è vicina.
Appena mettiamo il naso fuori ci rendiamo conto, anche se è ancora buio, che è caldo…è il loro inverno, ma fuori ci saranno almeno 25 gradi. Nel giro di mezzora siamo già fuori, un fiume di persone è in attesa: donne e bambini tantissimi, la cosa ci fa veramente sorridere: sono le 5 del mattino, ma cosa fanno qui? ”Benvenuti in India” ci grida Claudio, mentre va incontro alla nostra Jeep che ci porterà ad Allepey Beach, prima tappa del nostro viaggio.
Il parcheggio è pieno, ma ordinato, prendiamo qualcosa da bere, il succo di mango che ci accompagnerà sempre, carichiamo i bagagli e via si parte: siamo stravolte, ma ancora troppe curiose per dormire e poi i clacson, la colonna sonora di qualunque spostamento in India!
Sta per albeggiare, lo spettacolo davanti a noi è fantastico: si cominciano ad intravedere palme e cocchi, mare e spiagge e poi automobili, jeep, autobus, autoveicoli di ogni genere tanti tanti… intanto si chiacchiera a go go.
Organizziamo la giornata: arriveremo ad Allepey e non vediamo l’ora di vedere il ristorante di cui Claudio è sostenitore ed il suo staff di amici, nel pomeriggio andremo a visitare i villaggi, in cui incontreremo i bambini adottati a distanza, le famiglie aiutate e sostenute da lui e dalla sua associazione… è giorno pieno ormai quando sulla strada facciamo il nostro primo incontro con l’elefante dell’India!
Dopo una breve sosta, si riparte e il sonno finalmente la fa da padrone e il silenzio ci accompagna fino all’arrivo ad Allepey beach: mentre entriamo nel resort, che ci ospiterà per i primi 3 giorni, alla nostra destra si apre una spiaggia lunga e deserta, non ci sembra vero: siamo in India, ci saranno almeno 28 gradi e dormiremo ad un passo dall’oceano.
Alla reception ci dicono di aspettare un po’, in fondo sono le 9 del mattino e le camere non sono ancora pronte. Scopriremo che il resort è pieno, siamo capitati nei giorni di festa dell’indipendenza Indiana e siamo gli unici europei!
L’aria Indiana ci ha già contagiate: tranquillamente passeggiamo nel fantastico giardino che circonda i bungalows, facciamo foto, come se fossimo stati lì da sempre.
Colazione al Dreamers Restaurant, il ristorante che Claudio aiuta costantemente è di fianco al nostro resort, siamo accolte da Martin e da tutto lo staff con tutti gli onori: collane di fiori profumati, spremute di mango e banane appena fatte e profumo di pane tostate e uova strapazzate. Saliamo sulla terrazza del ristorante, la vista si perde all’orizzonte, sabbia , mare, donne nei loro colorati saari, bambini scalzi.
Ci sediamo abbastanza stravolte, in fondo siamo in piedi dal mattino del giorno precedente, mentre mangiamo , facciamo due chiacchiere con lo staff del ristorante e…
cominciano a delinearsi le nostre personalità: Simona è la guida, parla , fa domande, insomma Hostess fino in fondo; Anna è lo tsumani del gruppo, continua a meravigliarsi di tutto, come una bambina, abbraccia tutti come se fosse già stata lì e mangia anche il piatto! Luana è un po’ silenziosa, anche perché parla e capisce poco l’inglese, poi piano piano faremo noi un po’ da filtro per lei. A me va bene tutto, guardo, osservo, fotografo e ho una gran voglia di sdraiarmi al sole e rilassarmi un po’…e così faccio, finiamo di mangiare, c’è chi decide di andare a dormire un po’. Io vado al mare, Luana mi fa compagnia, passeggiamo su questa spiaggia bellissima per un bel po’: ci sono palme dappertutto, piccoli resort e tanto verde, il mare non è bellissimo, ma siamo tentate, ci bagnamo un po’ e ci sdraiamo al sole.
Dopo un’oretta, appuntamento con il gruppo si parte alla scoperta di Allepey, prendiamo i fantastici taxi : gli hotu ovvero le nostre “api” rivedute e corrette, che portano due , tre anche quattro persone…uno spasso!
Andiamo prima al villaggio dove vive la famiglia di Martin e tutte quelle famiglie aiutate da Claudio e dalla sua associazione: lasciamo la strada e entriamo a piedi in una foresta di palme di cocco, dove c’è questo piccolo villaggio, ci accoglie Filomena, la moglie di Martin e un’infinità di bambini, tutti ci invitano ad entrare, si fanno fotografare con noi e arriviamo al mare, dove lo Tsunami del 2004 ha lasciato il posto ad un muretto ” di tenuta” del mare che ci fa sorridere…tutto è molto allegro, ma ci si accorge subito che questa gente non ha niente, vive di pesca, di poco turismo e della beneficienza di tanta bella gente, come Claudio. Mentre prendiamo il the a casa di Martin (cioè io e Anna beviamo il the…sarà la costante del viaggio: Laura e Anna provano tutto!) arriva Shabeer, amico di Claudio, sorridente e affettuoso come tutti, ha un negozio a Cochin, dove andremo il giorno dopo e ci farà da guida in città.
Lasciamo il villaggio, dopo aver partecipato anche al rito del tiraggio delle fibre di cocco (fatto dalle donne!), e ci addentriamo nel vivo di Allepey: comincia lo shopping indiano, sono a mio agio, contrattare mi viene benissimo!
Siamo completamente rapite dai colori delle stoffe, odori e “non” delle strade invase da macchine e autobus e hotu e motorini e biciclette e mucche!
Decidiamo tutte di comprare il Churidar, abito tipico indiano, decisamente più facile da indossare rispetto al saari e ci perdiamo assolutamente in un grande magazzino delle stoffe e dei vestiti, finchè non ci fanno capire che stanno per chiudere. Veramente sull’orlo del collasso, decidiamo che è ora di cena e di andare seriamente a mettere la testa su un cuscino!
La cena al ristorante è silenziosamente piacevole, dalla terrazza si sente il rumore e l’odore del mare: chiacchieriamo e scopriamo con piacere che il ristorante è metà di pochi “non indiani” che dormono in guest house della zona, l’ambiente si fa piacevolmente variopinto…e gli occhi si chiudono!
Alle nove di venerdì 28 gennaio siamo tutte al ristorante del resort a gustarci la nostra colazione assolutamente indiana: scopriamo gli Idli, che si mangiamo con una salsina piccante al cocco, il chai una bevanda fantastica di the e latte e spezie e delle frittelline, di cui non ricordo il nome, ma sempre e piacevolmente piccanti. Ci aspetta la nostra jeep e si parte per Cochin.
Mi offro volontaria per stare di fianco all’autista, la guida qui toglie veramente il fiato, mi godo il paesaggio e ascolto i racconti di Claudio su Cochin e su quello che faremo durante la mattinata: il paesaggio è troppo attraente, palme di cocco dappertutto e tante lagune e all’improvviso le famose reti cinesi: sono reti da pesca enormi tenute a terra da un sistema di tiranti e pulegge, pescano nelle lagune abbassandosi e alzandosi lentamente e le ritroveremo sul bellissimo lungomare di Cochin.
Il viaggio dura un’oretta e mezza, è una giornata bellissima e Cochin si presenta ai nostri occhi bella e molto europea. Shabeer ci aspetta per portarci alla Sinagoga, a Cochin c’è una grande comunità ebraica, accanto ad una maggioranza cristiana, pochi Indù, pochi Musulmani, tutti convivono armoniosamente…i miracoli dell’ India!
Chiaramente è venerdì e la Sinagoga è chiusa! E allora a spasso per Cochin: andiamo a vedere la zona della città che conserva ricordi coloniali Portoghesi, la casa che ha ospitato Vasco de Gama, la chiesa cristiana che ha ospitato le sue spoglie fino al trasferimento definitivo a Lisbona… una cittadina molto bella, tranquilla, verde, dove spesso ci imbattiamo in Nordeuropei con il naso all’insù, come noi, incantati dall’atmosfera e dall’architettura: vialetti che ospitano bellissime case coloniali restaurate e diventate Guest Houses molto accoglienti e poi tanti colori, qui le case si dipingono di colori vivaci e sono stupende.
Andiamo a vedere il negozio di Shabeer, compriamo di tutto, abiti. oggetti, tessuti e continuiamo la nostra passeggiata verso il lungo mare, dove lo spettacolo è a perdita d’occhio: infinite reti cinesi, enormi, tutte uguali, che pescano senza sosta e variopinte bancarelle.
Pranzo assolutamente indiano a base di riso, verdure, spezie e l’immancabile chai. Ci rimettiamo in cammino, andiamo a far visita alla dottoressa amica di Claudio, specializzata in medicina Ayurvedica e lì ci si apre un mondo: lei sa tutto ed ha un rimedio per tutto, ci accoglie affettuosa come se ci conoscesse da sempre, noi la ascoltiamo in silenzio, affascinate da un modo di affrontare la malattia totalmente diverso dal nostro.
Sabato 29 Gennaio
Le Backwaters : il Kerala è una stato molto verde, è famoso per le spiagge lunghe e sabbiose, con le palme che sfiorano il mare, e soprattutto per le sue lagune… tante vite popolano quel micro mondo fatto di silenzio e pace.
Ci imbarchiamo su queste case galleggianti, le Houseboat, su cui c’è tutto: salottino coperto da una splendida tettoia intrecciata di fibra di cocco, camera da letto ( dove faremo i nostri amati massaggi), con tanto di finestra panoramica sulla laguna, bagno in camera con doccia, cucina già allestita per il pranzo con cuoco annesso, e chiaramente chi ci guiderà in questa meravigliosa giornata di navigazione.
Siamo accolte dall’immancabile acqua di zenzero e stuzzichini vari, cominciamo a fotografare, mentre Claudio decide che la bandiera Arcobaleno deve accompagnare questa giornata: peccato che durante la traversata ce la perdiamo in acqua e lì credo abbiamo vissuto il momento più esilarante di tutto il viaggio, non dimenticherò mai Claudio appeso alla barca che cerca di acchiapparla, la faccia seriamente contrita del suo amico pilota della barca che mette la retromarcia per andarla a cercare…momento unico, indimenticabile, non narrabile, ma la bandiera non s’è più vista!
Durante la navigazione, si canta , si balla, si fotografa e mentre mi sto facendo massaggiare sento gridare e ridere: stanno facendo il bagno!
Chiaramente le grida arrivano dalle barche vicine, che appena avvistano donne in costume evviva! Io mi rilasso, la barca che ondeggia mi massaggia ulteriormente, e mi godo quel momento magico all’odor di olio di non so che, ma profuma di buono!
Poi si pranza: ancoriamo e arriva di tutto, riso verdure in tutti i modi, questo pane fritto fantastico, il profumo di curry immancabile e le banane fritte, abbiamo appetito e “spazzoliamo” tutto. Si riparte, tocca a Luana farsi massaggiare, intanto noi facciamo progetti per il compleanno di Claudio, noi non saremo più in India purtroppo, ma lo aiutiamo a preparare la sua festa ad Allepey, al Dreamer’s Restaurant.
La giornata scorre tranquilla, come la barca che ci trasporta in “questo mondo fantastico fuori dal mondo”: sulle lagune si affacciano capanne, case colorate, guest houses, resort che invitano alla Ayurveda, bambini che fanno il bagno, donne che fanno il bucato, persone che si lavano, un mondo insomma, tra palme gigantesche, distese di banani e piante di dimensioni abnormi e… si chiacchiera, si fotografa, si canta, il tempo scorre senza fretta.
Ritorniamo alla base, ringraziamo tutto l’equipaggio che ci ha accompagnato in questa giornata che rimarrà per sempre nei nostri occhi e serenamente saliamo sugli hotu che ci riportano al resort.
E’ il momento di organizzare la serata: siamo capitati nei giorni di festa dell’Indipendenza Indiana e stasera di fronte al nostro resort tutta la spiaggia si riempirà di gente, già è stato allestito un palco enorme, su cui si avvicenderanno cantanti ,attori, un vero festival in pieno regola indiana e decidiamo che è la serata giusta per indossare il Churidar comprato il primo giorno, con tanto di trucco indiano, terzo occhio incluso.
Claudio ha rimediato anche i biglietti per entrare e sedersi a guardare lo spettacolo, ci prepariamo e trucchiamo insieme e si va al Festival del Kerala!
Che fortuna essere qui in questi giorni e c’è una marea di gente, un fiume in piena, è bellissimo: famiglie al completo, anche infanti vestiti “a festa”, bambini che sbucano da tutte le parti nei loro abitini colorati, donne che sorridono e si fanno fotografare …ci sentiamo proprio indiane!
Guardiamo un po’ di spettacolo: le danze sono incantevoli, ma al momento dei comici , vista la difficoltà linguistica, decidiamo di andare a cena e a nanna…domani si parte per il Tamil Nadu.