Tornare e ritornare in Puglia…ci vai una volta e non smetti più!
D’estate, d’inverno, in primavera, in autunno: ogni stagione ha i suoi colori, i suoi odori, il suo vento, il suo mare e la costante capacità di lasciarti quella “suadade” che ti accompagna fino alla volta successiva.
Cos’è il Salento ? Il Salento, nel sud della Puglia, è il tacco dello stivale.
Cosa lo rende così unico? Spiagge, mare, olio, vino, musica e bella gente!
Il Salento “parla” greco con le tracce del suo passato più antico. E si specchia in continuazione in quel suo barocco così particolare, che rende Lecce una della città più belle d’Italia.
Scriveva Saramago: ” Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito.”
Niente di più vero se si vuole scoprire la vera essenza di questa parte d’Italia così a lungo dimenticata… partiamo alla volta di Nardò!
Il mio punto di partenza è il Casato Calabrese, dove mi faccio coccolare dalla mia amica Tiziana e dal suo amore per questa terra…un posto dove ti senti “a casa” subito, dove il silenzio e la natura fanno da cornice al Salento più profondo e più vero.
Nardò ha radici antichissime e testimonianze di ogni epoca, dalla preistoria in poi. Nelle grotte della Baia di Uluzzo sono state scoperti incisioni ed altri elementi di archeologia così importanti, da far pensare che essi siano le prime manifestazioni di arti figurative esistenti in Europa. La nascita di Nardò come centro abitato risale invece al VII secolo a.C. con la presenza di un insediamento messapico.
La città prese il nome di Nerito (dal greco antico nar, cioè acqua), poi sotto i Romani divenne Neretum e fu eletta centro balneare per gli edifici termali di Emporium Naunia (che era presso l’odierna S. Maria al Bagno), infine divenne l’attuale Nardò. Nel 269 a.C. la cittadina fu conquistata dai Romani e attraversata dalla famosa Via Traiana, che costeggiava tutta la riviera Ionica. Dopo la caduta romana, Nardò passò sotto il dominio dei Bizantini , poi dei Normanni e infine degli Angioini, i quali svilupparono il feudalesimo. Tuttavia rimasero molto più a lungo le influenze della cultura bizantina, tanto che la lingua e la liturgia greca persistono nei secoli fino quando, per ordine del Concilio di Trento, il rito greco fu definitivamente soppresso. Nel 1497 il feudo di Nardò fu assegnato ad Andrea Matteo Acquaviva, il cui figlio Belisario ne divenne duca: celebre umanista e mecenate della città, diede inizio al lungo possesso degli Acquaviva protrattosi fino agli inizi del sec. XIX, quando il feudalesimo fu destituito.
Nel corso della sua storia Nardò ha avuto un’intensa vita culturale: il suo centro storico ne è la testimonianza e rappresenta un vero tripudio d’arte barocca, grazie alla raffinatissima Piazza Salandra ed alle numerose chiese, di indiscusso valore religioso e artistico . Un’altra curiosità: a Nardò, in una piccola casa pericolante, si può vedere una suggestiva rappresentazione di Murales, che indica il passaggio di molti ebrei verso la Palestina negli anni del dopoguerra.
Per la prima volta mi ritrovo qui nei giorni della famosa Cavalcata Storica e Fiera dell’Incoronata, la rievocazione di una festa che raccoglieva ed univa tutti, nobili e popolani, ricchi e poveri, accompagnati dalla devozione verso la Madonna Dell’Incoronata. Tutta la città viene rappresentata nei “pittagi”, gli antichi rioni con i propri vessilli, nell’omaggio al duca, nell’arrivo dei canonici e del clero, nell’investitura del magister nundinarum, cioè il maestro del mercato, che presenta, come nel lontano passato, i prodotti della terra e manufatturieri dell’antica Nardò.
Il tutto allietato da sbandieratori, giullari, musici rinascimentali, danzatori, artisti di strada, mangiatori di fuoco e incantatori di serpenti. L’Incoronata è l’edificio verso il quale, centinaia d’anni fa, i neritini si indirizzavano proprio per celebrare la festa che era occasione di scambio e commerci con abitanti dell’intera Terra d’Otranto.
Ero stata a Nardò sempre di passaggio e ora mi godo la calura del pomeriggio, la luce del tramonto e il piacere di una festa chiassosa e ottimamente organizzata, dove tutti ospiti e paesani si mescolano per le strade di questa ridente cittadina. Ottimo cibo di strada e superbo pasticciotto!
Percorrendo la litoranea di giorno, rivedo con stupore le spiagge affollatissime di Sant’Isidoro e Porto Cesareo e ritorna il ricordo di quelle stesse baie deserte e silenziose in primavera, con il profumo della lavanda e del primo pescato della stagione.
Mi fermo a Punta Prosciutto sul lato della Riva degli Angeli: il mare qui è sempre incantevole e mi lascio cullare dal sole, dal sale e da questo turchese senza uguali!
Porto Selvaggio e la sua pineta meritano sempre una buona passeggiata: è un momento di “cammina e medita” anche se la folla di agosto mi fa desistere dal rimanere lì a godere del sole e del mare…scelgo Santa Maria al Bagno, piccola e graziosa cittadina: il suo litorale è caratterizzato da basse distese di scogli, un mare incantevole e pulitissimo, insenature e calette deliziose. Lungo la litoranea si incontra Santa Caterina, famosa località balneare alla fine dell’ottocento, conserva una serie di interessanti ville e palazzi di stile neoclassico, tra i quali spicca Palazzo Lezzi.
Una visita a Galatina è una tappa fondamentale, prima di andare a Lecce: si trova a 20 km a sud di Lecce. L’area era già abitata in epoca pre-romana e romana, ma gli abitanti furono poi spazzati via dai Goti. L’origine vera e propria della città risale alla seconda colonizzazione bizantina avvenuta tra il IX e il X secolo, per poi continuare a crescere con i Normanni. La bella cittadina sotto il domino degli Orsini Del Balzo venne ampliata, cinta di mura e affermò la propria centralità, diventando nel XIV secolo uno dei maggiori centri culturali ed economici. Molti palazzi furono innalzati, seguendo il sistema del “palazzo con corte centrale”, una derivazione amplificata della corte rinascimentale. Fu inoltre una delle prime cittadine d’Italia a dotarsi già a quei tempi di vie lastricate in pietra viva. Galatina aveva un tempo tra le mura di cinta ben cinque porte di accesso alla città, di cui oggi ne sono rimaste solo tre molto suggestive.
A Galatina è ancora vivo il fenomeno delle “tarantate”, che puntualmente tra il 27 e il 29 giugno eseguono un ossessivo e frenetico ballo per liberarsi dagli effetti del morso della tarantola, ormai lontano il ricordo puramente tradizionale, per essere per lo più scenico e turistico.
Un passaggio a Gallipoli mi fa scoprire un angolo mai visto: il porto antico.
Qui ormeggiano le paranze, le tipiche barche utilizzate dai gallipolini, che si dedicano costantemente per tutto l’anno alla pesca, garantendo pesce di una freschezza incredibile.
Tutte le bancherelle allegramente aperte e con tutti i tavoli apparecchiati di prodotti vivi e freschissimi pronti da essere scelti e mangiati.
Un vero parco del divertimento del pesce: molluschi, crostacei, pesce azzurro!
Ci si avvicina e guardando ciò che più ci piace si ordina e tutto viene pulito dal vivo e servito su un bel piatto grande condito da olio, limone e pepe a seconda del gusto. Volendo tutto accompagnato da un bel bicchiere di vino bianco!
A due chilometri da Gallipoli c’è una delle più belle spiagge dello Ionio, la Baia di Punta Suina, sabbia bianca su un lato e scoglio dall’altro e un’acqua cristallina e trasparente….troppa folla per i miei gusti…
scendo ancora e scelgo per l’ultimo momento di mare e di sole Marina di Ugento…dove l’acqua calda e la sabbia bianca rinnovano la mia saudade che accompagna il viaggio di ritorno.
Buona lettura!
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