C’è un proverbio sentito tanti anni fa in Egitto che mi sale alle orecchie ogni volta che sto per tornare lì:
“Le tempeste dell’anima sono peggiori delle tempeste di sabbia”
E ogni volta tornare in Egitto è una tempesta di emozioni di odori di colori di suoni e di ricordi, così forti che li posso sentire sotto i denti mentre mastico i datteri!
Si parte alla volta di Sharm el Sheikh nella speranza di ridare a questo posto, nato e cresciuto con il turismo, un nuovo slancio e lo spazio che merita tra le mete di medio raggio.
Arrivare e sorvolare questo deserto duro e rosso mi fa sempre volare le farfalle nello stomaco…atterrare, raggiungere l’hotel e decidere di trascorrere il pomeriggio in spiaggia sono azioni ancora poco consapevoli, sono ancora nella fase “non so dove mi trovo”, seguo il gruppo e respiro cercando di calmare la tempesta.
Siamo in un resort nella zona nuova di Nabq, che corre dall’aeroporto verso la costa est della penisola del Sinai: di fronte a noi l’isola di Tiran, che alla luce del tramonto ammorbidisce il suo profilo e si fa amare e fotografare.
C’è il vento, il mare al di là della barriera ha grandi onde, il lungo pontile svela una costa fatta di roccia scoscesa e sventrata da resort in parte ancora semideserti…amo questo posto tanto da detestare questo corsa folle a costruire alveari per turisti senza gusto.
Il primo giorno scorre tra chiacchiere, nuove amicizie e la consapevolezza di tornare sempre a casa, anche a distanza di anni. Un narghilè al Panorama di Naama Bay crea il primo cerchio di racconti e sorrisi.
Il secondo giorno siamo ospiti del famoso Coral Bay e qui uno tsunami mi travolge proprio: ritrovo vecchie conoscenze, luoghi familiari e finalmente quella Shark’s Bay che mi faceva stare ore a guardare il mare e a respirare il Sinai: piccola crociera della costa in barca e l’atmosfera si fa rilassante e conviviale, ben accompagnata da brindisi e ottimo cibo cucinato per noi.
C’è chi fa il bagno, chi scopre la barriera per la prima volta, chi prende il sole e io ritrovo angoli e suggestioni e sono lì a fotografare qualunque cosa quasi a voler materializzare i ricordi. Al ritorno un salto nell’incantevole SPA consolida le prime amicizie e questa prima giornata insieme ha il sapore di qualcosa che è cominciato molto tempo fa…la sera siamo di nuovo lì ospiti per assistere allo spettacolo del corpo di ballo…una lunga giornata oscillante tra presente e passato che non voglio far finire!
Il giorno successivo siamo in ozio totale, godiamo di questo clima meraviglioso e parliamo tanto…di sera siamo nel deserto, la cena beduina è superba e l’atmosfera è magica…il deserto va ascoltato prima di tutto.
Un giro di resort e hotel ci dà la giusta misura di quello che è successo in questi ultimi mesi qui: i turisti non vengono più a Sharm, i media continuano a bombardare le menti con notizie di un posto in bilico tra guerra e pace e qui tutto scorre come sempre…quei pochi che finalmente sono tornati si dividono in strutture semideserte e spiagge tranquille. Il mondo non è più lo stesso, questo è vero, e nessun posto è più sicuro come prima, anche questo è vero…allora non si capisce perchè tutti vanno ovunque ma non a Sharm!
Finalmente Adaba e il suo promontorio che sfida la “Sharm vecchia”…ma di vecchio e autentico è rimasto ben poco…e quella baia è sempre lì calma tranquilla senza riflettori solo per chi sa riconoscerla e amarla fino in fondo.
Torniamo qui dopo cena per andare a fare due salti a El Fanar, ora Coco Beach…ci divertiamo, balliamo fino allo sfinimento e scopriamo sempre più un pezzetto di noi agli altri…la sveglia il giorno successivo è fuori da ogni regola dopo una serata così: alle 7:30 si parte per Ras Mohamed, parco marino protetto alla punta meridionale della Penisola del Sinai, dove chi ama lo snorkeling può davvero vedere meraviglie e meraviglie. Quando si oltrepassa quella famosa porta fatta di caratteri giganti, il paesaggio è quasi da film: il giallo del deserto finisce nell’azzurro del mare ed è come se qualcuno avesse fatto un disegno dimenticandosi il confine tra cielo e terra e mare…c’è un gran vento, molti si tuffano, io ne approfitto per fare un pò di foto e godere del silenzio intorno.
Ci viene offerto un ottimo te al riparo di una tenda beduina e rientriamo con la bocca che sa di menta e salsedine senza riuscire a staccare gli occhi da questi colori…in serata decidiamo di fare una passeggiata a Sharm vecchia e ci lasciamo travolgere dai negozietti e dalle prime contrattazioni…ho i ricordi nel naso negli occhi e nella gola, fumiamo il narghilè e ci rilassiamo tra musica egiziana e profumo di tabacco ovunque.
E’ venerdì e abbiamo la giornata libera…decidiamo di andare a Dahab: quella strada nel nulla tra rocce e sabbia silenziose è indimenticabile e qui si può ancora respirare il Sinai autentico, fatto di pochi hotel, ristorantini sul mare e negozietti colorati. Il posto per rallentare e ammirare senza sosta la penisola arabica che fa da sfondo alla nostra cena luculliana…e poi il buio del ritorno rallenta anche la nostra “chiacchiera” e ci regala quel cielo stellato che solo il deserto sa disegnare, quel cielo che puoi toccare con le mani per “acchiappare” una stella e portarla con te.
Il sabato sa già di nostalgia: è una giornata di sole splendida e fino al tramonto cerchiamo di catturare quei raggi e quel calore, nella speranza di poter raccontare di nuovo la bellezza di questo posto, il suo fascino misterioso e il suo forte desiderio di accogliere turisti e viaggiatori.
Una settimana vissuta come un’eternità, in cui gli attimi hanno avuto durate enormi e l’allegria i sorrisi gli abbracci le risate senza sosta hanno dato pace al mio ondeggiare tra passato e presente…grazie di cuore ai compagni di viaggio e che l’Egitto sia con voi!
Buona lettura
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